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Buorcrazia sì o no?

Durante un’emergenza, che costringe quasi tutti a chiudersi in casa, è inevitabile che quanti non hanno lo stipendio garantito possano trovarsi in difficoltà. In alcuni casi è anche una difficoltà colpevole, perché in tempi di vacche grasse non solo hanno speso fino all’ultimo centesimo in SUV, smartphone top cambiato ogni sei mesi, crociere ecc ecc, ma pure si sono indebitati per vivere sopra le righe. I altri casi si tratta di difficoltà oggettive: più figli da fare studiare, attività da avviare o da ristrutturare, crisi di settore… Ad ogni modo tanta gente si è trovata in difficoltà e sono stati quindi erogati contributi per tamponare almeno l’emergenza principale: sussidi una tantum, buoni spesa per le famiglie che faticavano a riempire il frigo. Ora, a volere fare le cose per bene, si sarebbe dovuta eseguire una valutazione d’impatto per la privacy, assegnare il compito a chi maneggia le richieste, preparare un’informativa, mentre il cittadino avrebbe dovuto essere a posto con la residenza, il certificato penale, le imposte. Chiaramente o si sceglie la strada della burocrazia, così i contributi arrivano dopo due anni, oppure si va per le vie brevi, prima si eroga e ci si riempie la pancia, poi si valuta a posteriori, ma allora qualcuno può approfittarne.

Ecco allora lo scandalo dei parlamentari, ai quali il lauto stipendio non è mi mancato, che hanno chiesto i 600euro di contributo. Certamente che qualcuno sfugga al sistema è normale ed avviene ovunque. Tuttavia sarebbe interessante riflettere sull’episodio, per trovare un punto di equilibrio tra burocrazia, controllo e fiducia nei cittadini. Non tanto per questo episodio in sé: con la fretta non si può ne essere fiscali e neppure scrivere una legge completamente efficace, che riesca a prevedere e prevenire eventuali abusi. Ma, in generale, bisogna valutare se la percentuale di abusi è tale da giustificare un oneroso controllo, se 10 documenti bollati possono davvero prevenire gli abusi, se sia meglio lasciare alla coscienza del singolo e perseguire severamente gli abusi in fase successiva.

E poi si ritorna al nodo del sistema elettorale: se potessimo scegliere i nostri rappresentanti, potremmo non votarli la volta successiva, anche ridando fiducia ad un partito nel suo insieme, ma, con le regole attuali, nemmeno un comportamento magari lecito, ma inopportuno può essere cassato dal giudizio degli elettori.

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