Cronaca

Ma hanno senso i confini?

Purtroppo la cronaca ci sta proponendo immagini tremende di morti, feriti, case distrutte. La pervasività dei mezzi di ripresa, unita al ripetersi di scosse molto forti, ha consentito, forse per la prima volta, ad assistere in diretta al crollo di un’intero condominio. Peraltro dimostrando quanto siano inutili, nella pratica, tutti quei consigli su come sopravvivere al terremoto: se colpisce in piena notte, mentre la gente dorme, prima di esserti svegliato e di aver capito cosa fare sei già sotto una montagna di macerie. Né peraltro ha senso dire che non si deve costruire sulla faglia: da quanto emerso dai primi rilievi la zona interessata dal sisma è stata di circa 20.000km2: se è ragionevole non costruire proprio a cavallo di una spaccatura, diventa impossibile non costruire su un’area così ampia. Comunque non vogliamo parlare di morti evitabili, di criteri costruttivi, di normative antisismiche. Vogliamo invece notare che il sisma ha coinvolto Turchia e Siria, due nazioni che non si vedevano di buon occhio, per usare un eufemismo. Ma la faglia non guarda i confini politici, la linea che separa le nazioni non è la linea che separa le placche tettoniche. Allora ha senso mantenere dei confini arbitrari, che la natura cancella in pochi secondi? Ha senso accanirsi per distruggere una nazione, quando già le forze della natura possono farlo senza chiedere nulla a nessuno? Non potremmo vivere in pace, condividendo le risorse ed aiutandoci quando forze molto superiori alle nostre ci mettono alla prova?

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