Leggi italiane

Cognomi con fantasia

In Italia, come in molti Paesi di tradizione latina, i figli assumono il cognome del padre, a differenza di Paesi di tradizione spagnola, che assumono il primo cognome del padre e della madre, oppure Paesi scandinavi dove c’è maggiore libertà di scelta. La tradizione italiana era talmente radicata nella cultura che il Legislatore ed i Padri Costituenti si sono dimenticati di specificarlo. Tanto che la Corte Costituzionale, di fronte alle proteste di alcune madri, non ha potuto far altro che rimandare la questione al Parlamento: come si può dichiarare incostituzionale e quindi abrogare una legge che non c’è?

Al di là della questione specifica, che ha le sue ragioni ma non è forse fondamentale (credo che l’emancipazione femminile si ottenga con ben altre rivendicazioni), è un dato di fatto che molti cognomi sono motivo di imbarazzo, per cui non è così peregrina l’idea di offrire una qualche alternativa, una possibilità di scelta. Certo, si può presentare un’istanza di cambio di cognome, ma non solo si tratta di una procedura complessa e normalmente accettata solo in casi particolari, ma crea anche una serie di disagi nell’adulto. Il legisltaore ha ora proposto un momento in cui cambiare, ovvero le unioni civili le unioni civili, dove la coppia omosessuale che dichiara l’unione può scegliere un cognome comune “per tutta la durata dell’unione”. Ora, cambiare il cognome da adulti è un incubo: assieme ad esso varia il codice fiscale, ed un adulto ha accumulato una marea di contratti, istanze, abbonamenti ecc. Pensiamo un momento: il diploma lo consegue Mario Rossi ed al concorso partecipa Mario Verdi, il mutuo lo paga 10 anni Mario Rossi e poi lo estingue Mario Verdi, la patente, l’acquisto dell’auto, i contributi pensionistici, l’assicurazione, il conto bancario…. Si tratta di una marea di burocrazia da sistemare, non sempre in modo semplice, nè senza errori. Inoltre per chi cambia cognome dopo l’unione si presentano due scenari: o l’unione va bene oppure va male. Se va male si passano due-tre anni da incubo a mettere tutto a posto, quindi l’unione si scioglie e si ricomincia tutto daccapo. Se l’unione va bene si passano magari 60 anni di vita in comune con un cognome, poi uno se ne va, perchè quello è il destino di tutti, e chi rimane deve, magari a ottant’anni, affrontare un cambio di cognome d’ufficio, con tutte le conseguenza di cui sopra, oppure presentare ricorso, probabilmente con l’assistenza di un legale.

Il Parlamento ha già dibattuo la questione per anni, se non per decenni, ma ci vuole tanto a fare una norma “al momento della nascita i genitori scelgono il cognome del figlio fra i loro cognomi (e magari fra quelli dei nonni)”? Si potrebbe anche aggiungere “i fratelli devono avere lo stesso cognome del primogenito” giusto per non trovarsi quattro fratelli con quattro cognomi diversi, ma non parrebbe una questione complicata, nè avrebbe senso, non essendo parte della nostra cultura, andare ad imporre il modello spagnolo.

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