Dov’è il vantaggio?
Che durante una guerra la disinformazione si importante tanto quanto i proiettili è cosa nota: seminare il panico, confondere il nemico, distogliere risorse per dare la caccia a pericoli inesistenti è parte integrante della macchina bellica. Però, come in tutte le cose, se si rasenta il ridicolo si rischia di ottenere l’effetto opposto. E’ notizia di qualche giorno fa – di fonte russa – che la Russia avrebbe colpito un deposito di munizioni all’uranio impoverito e che “una nube radioattiva” già sorvolava la Polonia ed era in procinto di spargersi per l’Europa. Dopo qualche minuto di legittima preoccupazione è arrivata la smentita, dato che le autorità polacche non avevano riscontrato alcun aumento di radioattività rispetto al normale. Ma anche questo potrebbe essere un problema di disinformazione: dato che l’Occidente, anche se non è sceso direttamente in campo, è coinvolto nel conflitto attraverso massicce forniture di materiale bellico. Ma allora di chi fidarsi? Un tempo sarebbe stato un problema insolubile, uno strumento per misurare le radiazioni era un oggetto misterioso, costoso, quasi impossibile da acquistare per un non addetto ai lavori. Ancora ai tempi di Chernobyl ci si doveva fidare, ai tempi di Fukushima un contatore geiger costava oltre 300 euro, oggi si parte da circa 60 euro e si ordina online. Neppure è importante una precisione altissima: anche se ci fosse uno sfasamento tra il valore reale e quello misurato ugualmente si potrebbe osservare un rialzo significativo del livello. Dunque oggi, con un investimento minimo, chiunque è in grado di verificare chi mente e chi no. Dunque qual è il vantaggio nel farsi sbugiardare davanti al mondo?