Cronaca

E se si discriminasse per non discriminare?

Nei giorni scorsi diversi giornali hanno dato spazio alla notizia che un party in piscina destinato esclusivamente a donne musulmane è stato annullato, perché qualcuno ha visto una forma di segregazione femminile. Boh, probabilmente siamo noi che non vediamo la cosa nella giusta angolazione, ma la motivazione lascia piuttosto sorpresi. Quante volte i mariti organizzano la gita di pesca o la partita a calcetto, seguita da signorile serata con pizza, birra, e rutto libero? E le serate tra donne, quando le amiche vanno a vedere il film con l’attore del momento e poi cianciano davanti ad un prosecco? Se ad organizzare una giornata riservata in piscina fosse stato il circolo delle bionde, delle lesbiche, delle mamme separate, delle donne suonatrici di gong tibetano si sarebbe fatto lo stesso battage mediatico e ci sarebbe stata la stessa levata di scudi? Che il problema della parità dei diritti in certi ambienti sia grave e concreto nessuno vuole metterlo in dubbio, ma siamo sicure che impedire alle donne musulmane di passarsi una giornata in acqua sia il modo migliore di contrastare il fenomeno?

Annullato il party per donne musulmane

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