E il progettista?

Dunque, ricapitoliamo: oggi i treni sono stati cancellati, oppure hanno avuto ritardi tra le due e le quattro ore. Persone che hanno mancato appuntamenti di lavoro, cure mediche, ma anche una semplice giornata di vacanza. Secondo il Ministro, la colpa è stata individuata nella scarsa accuratezza di una ditta esterna, che ha piantato un chiodo in un cavo, bloccando l’Italia. Forse giustamente ora si vogliono conoscere le responsabilità, il nome e cognome dell’improvvido operaio. Ed eventualmente capire se la reattività dell’Azienda ferroviaria è stata adeguata, oppure se si sarebbe potuto risolvere prima. Si dimentica, però, la causa principale, quella che sta a monte. Ovvero il fatto che in un sistema complesso come una rete ferroviaria si sa, prima ancora di stendere il foglio bianco per tracciare la prima riga del progetto, che prima o poi qualcuno il chiodo lo pianterà, che un fulmine colpirà un apparato, che un mezzo in manovra tirerà giù un palo, che un elettricista invertirà i fili di un sensore. E’ fisiologico, non può non avvenire, sarebbe una violazione di tutte le statistiche. Allora il problema non è il chiodo, è il progettista che non ha strutturato la rete con un adeguato livello di ridondanza, prevedendo che in caso di guasto dell’apparato A il sistema passi, possibilmente in automatico, al B. Resta da capire se questa mancanza di resilienza, vera causa del blocco, è dovuta a incompetenza, oppure a mancanza di fondi, magari fondi che avrebbero dovuto essere forniti dallo stesso Ministero.