Giustizia in mutande
Il vigile colto a timbrare il cartellino in mutande è stato assolto, in quanto il fatto non sussiste. Secondo le Toghe che hanno analizzato il caso l’atto di vestire la divisa è parte integrante dell’orario di lavoro, per cui è assolutamente normale che prima si passi il badge, poi si indossi la divisa e si vada a lavorare; non esistendo una norma che preveda i pantaloni in modo espresso, il timbrare in mutande non costituisce reato. Probabilmente una sentenza giuridicamente ineccepibile, ma difficile da fare accettare tanto alla gente comune, che si sente defraudata nel vedere le tasse che paga andare nelle tasche di dipendenti pubblici di questo livello, quanto alle forze dell’ordine, che hanno dedicato mesi alle indagini e vedono i loro sforzi finire nel…la mutanda. In altri Paesi la carica di giudice è elettiva; la nostra Costituzione prevede che la sovranità appartenga al popolo e le sentenze sono emesse nel nome del popolo italiano. Certo i giudici non possono essere soggetti ad un’autorità politica o amministrativa, ma non si potrebbe fare in modo che il loro operato sia sottoposto al giudizio popolare, cosicché anche loro debbano rispondere delle loro decisioni?