Han fatto bene, ma non va bene
Un grande dibattito sta coinvolgendo tutto il mondo: è giusto che i Social abbiano bannato Trump? Sgombriamo subito il campo da equivoci: da un punto di vista legale il problema non si pone: si tratta di imprese private, che non fanno pagare nulla per i loro servizi e quindi è loro pieno diritto accettare o respingere chi vogliono. Né si può chiamare in causa la libertà di espressione (soprattutto quella riconosciuta dalla nostra Costituzione, come si è visto in qualche post di qualche laureato su Internet, che non c’entra nulla con la questione), dato che nessuna norma costituzionale obbliga un giornale, una TV, un convegno a lasciare dire tutto ciò che si vuole. Ad esempio, se qualcuno vuole commentare queste righe è benvenuto, ma se non mi piace quello che è scritto è mio pieno diritto cancellarlo, trattandosi del mio sito e potendo quindi pubblicare e non pubblicare cosa voglio. Certo, se qualcuno non è d’accordo ha il pieno diritto di crearsi un altro sito ed esprimere il suo dissenso e questo è il vero principio di libertà da difendere.
Il Prof Floridi, dell’Università di Oxford, ha sintetizzato benissimo il punto: “hanno fatto bene, ma non va bene“. Hanno fatto bene, perché non è ragionevole che un Presidente in uno stato mentale palesemente alterato possa inneggiare alla rivolta continuando a ripetere accuse che non è in grado di supportare con alcuna prova. Hanno fatto bene perché chi si iscrive ad un Social deve rispettarne le regole. Hanno fatto bene perché i morti sarebbero ricaduti sotto la loro responsabilità morale. Però non va bene: che una società privata possa zittire il Presidente degli Stati Uniti, e con lui qualunque altro Presidente, qualunque altro movimento di opinione è un pericolo. Che sia un singolo a decidere cosa può essere visto o non visto da miliardi di persone è un pericolo.
Detto questo, però, non è facile trovare una soluzione: il fatto di equiparare un Social ad un pubblico servizio, che deve quindi garantire determinati standard, che non può negare un accesso, come non può essere la società elettrica a decidere chi può o non può avere la corrente non è sufficiente. In molti casi è molto labile e molto soggettivo il limite tra ciò che rispetta le regole e cosa costituisce una violazione è molto labile. Fino a che punto una foto è accettabile e quando diventa troppo osé? Quanti centimetri quadri di bikini sono accettabili e quanti diventano erotici? Quando una battuta è ironica, satirica e quando diventa offensiva? E soprattutto chi deve decidere? una Commissione? Un giudice? in quanto tempo? Proprio oggi la Corte Costituzionale ha sospeso con procedura di urgenza la legge della Valle D’Aosta che allentava le misure anti COVID disposte dal Governo, nell’interesse della salute pubblica. La legge è del 9 dicembre, per cui è occorso più di un mese per la procedura “urgente”. Su un Social in un mese quante condivisioni possono verificarsi?
Si tratta di un nuovo mondo, che ha bisogno di regole. Ma di regole nuove, perché i vecchi criteri non funzionano più, i vecchi confini geografici non hanno più senso, i vecchi Parlamenti nazionali non possono più legiferare nel cyberspazio.