Dati giusti, dati sbagliati. Pubblicarli?
Già ci sono troppi complottismi intorno al coronavirus, com’è normale nei confronti di un problema, grave, diffuso, che crea ansia e che quindi tutte le menti deboli non capaci di affrontarlo cercano di esorcizzare con la negazione. Ma molte Istituzioni ci stanno mettendo del loro. L’Europa ha trattato con tutte le Case farmaceutiche per approvvigionare 2 miliardi di dose (siamo meno di 500 milioni, servono due dosi a testa, non lo faranno tutti. I conti non tornano, ma lasciamo perdere) ma non ha pubblicato i contratti, mantenuti segreti agli stessi eurodeputati, che hanno avuto pochi minuti per dare un’occhiata. Capisco che le ditte non abbiamo piacere di divulgare il prezzo, magari diverso per altri Paesi, ma sarebbe bastato oscurare quel dato. La Lombardia attacca il Governo per essere in zona rossa, il Governo afferma che i dati erano sbagliati, la Regione replica che erano giusti. Ma nessuno li ha visti, come nessuno ha visto l’algoritmo sottostante la classificazione. Capisco che un minimo di margine di discrezionalità possa esserci, ma basta aggiungere al punteggio finale un punto in più o in meno, a discrezione del Ministro della Salute. In modo limpido e trasparente. In questo caso non c’è neppure da proporre una norma, perché le norme sulla trasparenza e sull’accesso ci sono già, in Europa come in Italia. Basterebbe applicarle, nello spirito, se non nella lettera. Perché la lotta al virus non è un segreto di Stato, ma un obiettivo comune di tutti, cittadini e Istituzioni.