Enti localiLeggi italiane

Equitalia è morta, viva Equitalia

Che l’Agenzia delle Entrate, comunque denominata, non sia il luogo preferito dai citttadini di tutto il mondo è abbastanza ovvio. Forse in quei Paesi del Nord Europa, dove i servizi sono più efficienti, le tasse si pagano meno malvolentieri, ma chi guadagna con fatica preferisce comunque tenersi quanto più denaro possibile. Ed anche chi non lo ha guadagnato con fatica non ama comunque disperderlo in imposte e gabelle varie.

Inevitabile, dunque, che ci sia qualcuno che si occupa di correr dietro a smemorati (succede a tutti di saltare una scadenza in perfetta buona fede), distratti o evasori intenzionali.

Equitalia ha forse avuto un approccio troppo aggressivo, non ha saputo a volte distiguere il vero evasore dal poveraccio sull’orlo del fallimento, che non paga perchè davvero non ha i soldi, non sempre ha saputo stabilire un dialogo costruttivo col contribuente. Però pensare di risolvere il problema cambiando nome – perchè non credo che tutti i dipendenti verranno licenziati e la nuova struttura sarà rifondata da zero – mi sembra piuttosto velleitario, come assurdo sarebbe il lasciare al senso civico degli italiani il pagare tutto quanto, senza che nessuno possa riscuotere il dovuto anche in modo impositivo.

Si tratta dunque di un’operazione di facciata, che non risolve il vero problema del fisco italiano: pochi pagano troppo e troppi pagano poco. O nulla.

Proporre su questo blog un’intera riforma fiscale sarebbe troppo. Però un’idea la butto lì: anzitutto aumentare le tasse di scopo, per cui i cittadini sapranno che stanno pagando X per la scuola, Y per la strada, Z per la politica. E magari, con la consapevolezza, eserciteranno anche un migliore controllo civico se le opere non vengono poi effettuate. Inoltre si potrebbe invertire la direzione del flusso: oggi le tasse comunali sono minime, ed il grosso dell’introito dei Comuni arriva dallo Stato, che ridistribuisce parte delle imposte dei cittadini agli Enti lcoali. E che, nello stesso tempo, cerca di soffocare i piccoli Comuni, ritenendo che non siano efficienti e che debbano essere accorpatti. Si propone invece di pagare il grosso delle tasse proprio al Comune, che poi ne verserà un terzo alla Regione ed un terzo allo Stato. I Comuni che col terzo che gli resta non riescono a mantenersi finirebbero col chiudere per forza, mentre quelli che hanno risorse sufficienti non subiranno imposizioni. E lo Stato potrà, con la parte che gli resta, svolgere la sua funzione di coordinamento delle grandi infrastrutture, pensare alla difesa, alla cooperazione internazianle ed a tutte quelle funzioni centralizzate. Che dovranno essere amministrate con parsimonia ed efficienza, come fanno ora i piccoli Enti, o almeno la maggior parte di essi, checchè se ne dica.

Magari la divisione in terzi non sarà perfetta e sarebbe da definire meglio, ma soprattuto i centri più piccoli avrebbero buon gioco a capire che sta pagando il giusto e chi fa il furbetto.

Lascia un commento