Cronaca

Giornalismo d’inchiesta

Nel 2020 eravamo al 41° posto della classifica mondiale per la libertà di stampa, dietro a Ghana e Burkina Faso che, senza offesa, non sono di solito il primo pensiero quando si parla di diritti umani e libertà individuali e collettive.

Classifica 2020

Spesso ci si lamenta che in Italia manca la figura dell’editore puro, dell’appassionato di giornalismo che pubblica le notizie per come sono e non per come qualcuno ha interesse di farle apparire. Ci si lamenta che manca il giornalismo d’inchiesta, che sono finiti i tempi di Biagi, della Fallaci, di Montanelli. Personaggi che avevano le loro idee – magari non sempre condivisibili – ma che sapevano costruire con un’attenta ricerca sul campo, che sapevano esprimere con una proprietà di linguaggio che oggi è praticamente scomparsa e che sapevano difendere con decisione senza cadere nel turpiloquio. Però ci sono lodevoli eccezioni, come questo imperdibile articolo che ci spiega, con adeguato titolone, come il neo Premier fa colazione. Ora, che nel corso di un’intervista ci si lascia andare a qualche dettaglio personale o che in un articolo si menzionino particolari curiosi è certamente un metodo per alleggerire discorsi importanti e per dare un tocco di umanità a figure importanti. Ma che lo spritz o la brioche diventino l’oggetto del pezzo lascia trasparire una certa povertà di contenuti, cosa che peraltro sorprende da parte di una testata complessivamente di buon livello. Allora non dove stupire se i giornali sono in crisi: non è Internet che sta fagocitando l’informazione, non è YouTube che con i suoi filmati fa perdere la capacità di leggere un testo e di analizzarlo in modo critico. Anche questo, certo, ma soprattutto sta calando la fiducia dei lettori, che non trovano più nei giornali quel livello di servizio e di approfondimento che non si trova in rete. La prova è che testate alternative, come ValigiaBlu, possono prosperare grazie al crowdfunding, grazie al fatto che i lettori si fidano e sono quindi disposti a mettere dei soldi, che non vogliono invece dare a quei giornali classici, troppo abituati ad essere il veicolo unico dell’informazione, a non essere messi e mettersi in discussione. Insomma, o le testate storiche si reinventano comprendendo le esigenze e le aspettative del pubblico, oppure a far risalire la china del giornalismo italiano saranno nuove forme editoriali. Certo, ognuno ha delle idee, degli orientamenti e non potrà mai esistere un giornale totalmente indipendente, totalmente obiettivo, completamente imparziale, anche perché anche queste caratteristiche vengono filtrate dalla percezione del lettore, ma certo un giornale finanziato dai lettori e non dal miliardario di turno ha molte possibilità in più di esprimersi e di indagare liberamente.

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