Tre omicidi col piccone, cosa saranno mai!
Sul fatto che uno che va in giro ad uccidere col piccone tutti quelli che incontra abbia qualche problema siamo tutti d’accordo. E certo non possiamo giudicare, non sapendo cos’ha passato da bambino, quali traumi ha subito, quali esperienze lo hanno segnato, se già non c’era qualche problema all’origine della sua mente.
Allora ecco scattare i benefici di legge; il solo fatto di scegliere il rito abbreviato comporta uno sconto di pena, sconto che è da calcolarsi sul massimo previsto, quindi più è grave il reato più è lunga la condanna, più è grande lo sconto. Non so come la cosa possa quadrare col principio costituzionale di proporzionalità della pena, ma non siamo costituzionalisti e fidiamoci di chi ne sa più di noi.
Ora però, dopo pochi anni di carcere ed altri 20 da scontare, la Corte di Cassazione ha ritenuto che il conteggio fosse ancora troppo severo, per cui, dopo tre omicidi e due ferimenti, verrà liberato in tempi ancora più ridotti. Lasciamo da parte il facile commento che i familiari delle vittime sentiranno ancora il vuoto e la sofferenza quando lui sarà uscito e concentriamoci su due punti: 1) Vero è che i manicomi sono stati chiusi, ma ha senso mettere un elemento del genere in carcere? E’ proprio la struttura giusta per gestire e curare una persona che nell’evidenza dei fatti è mentalmente disturbata? 2) Siamo sicuri che, una volta uscito, sia perfettamente guarito ed in grado di reinserirsi nella società, di lavorare, di badare a se stesso? Oppure prenderà un altro piccone? Se è tutto, ben venga la liberazione e festeggiamo al Figliol Prodigo ritornato all’ovile, ma se dovesse verificarsi l’ipotesi peggiore chi sarebbe responsabile? Anche senza considerare l’aspetto affettivo – impagabile – chi pagherebbe i danni materiali?
Vogliamo proporre che giudici, psicologi e tutti quanti contribuiscono alla liberazione di un soggetto pericoloso siano responsabili in solido? Perché il rischio è che, per contrasto con queste sentenze sicuramente fondate su rigorose interpretazioni ermeneutiche delle norme, ma che suonano incomprensibili e assurde alla maggior parte degli italiani, si passi all’estremo opposto e la gente inizi a farsi giustizia da sola, chieda la pena di morte, la tortura, perché non si riconosce più nella giustizia dello Stato.
Da rivedere al ribasso la pena del picconatore di Milano
Aggiornamento del 5 dicembre: il pezzo l’avevamo pubblicato ieri, oggi è uscito un sondaggio che spiega come il 43% degli italiani sia favorevole alla pena di morte. Per noi non è una sorpresa. La sorpresa è invece che la maggior parte dei commenti sui Social punti il dito sulla scarsa educazione dei ragazzi, sul fatto che i diritti civili sono dati per scontati e non vengono insegnati adeguatamente, sul disagio sociale e nessuno pensi che una giustizia ingiusta porta a queste conseguenze: