Salvini e Maradona: fu vera gloria?

Premetto che il calcio mi interessa quanto il rituale di accoppiamento della vongola atlantica e che non ho mai visto giocare Maradona, tranne per le sintesi del telegiornale, se non arrivavo a tempo al telecomando. Premetto anche di non essere un fan di Salvini, per cui queste righe non vogliono essere in difesa né dell’uno né dell’altro. Però ci sono diversi modi di approcciare un’analisi: alcuni idolatrano un personaggio famoso, che sia un cantante, un attore, un politico, uno sportivo e lo difendono anche quando commette errori imperdonabili, altri – e cerco di essere in questa seconda categoria, per quanto anch’io sia condizionato dai miei filtri culturali ed ideologici – cercano di valutare i fatti in modo quanto più possibile oggettivo.
Ognuno di noi ha pregi e difetti ed è caratterizzato da contraddizioni; non so se in Maradona fossero più marcate che in altri o fossero solo rese più evidenti dalla sua fama, ma era un genio del pallone, una persona di cuore che si è prodigata in parecchie opere di beneficienza, si drogava, spargeva figli in giro, era spesso offensivo nelle interviste. Se quindi nel 2013 (ed in sette anni, fra l’altro, si può anche cambiare idea su una persona) ha effettivamente insultato gli italiani – non conoscendo l’episodio non mi esprimo – bene ha fatto Salvini ad incavolarsi. Ma non perché è Salvini, bensì perché è italiano, e con lui avrebbero dovuto incavolarsi Grillo, Zingaretti e tutti gli italiani. Per contro è stato un genio del calcio, lo so persino io, e riconoscerlo non cambia né l’incavolatura per gli insulti né rappresenta una contraddizione. Mentre una preghiera, sincera, non si nega a nessuno, anzi, proprio chi ha avuto più problemi con noi se la merita maggiormente.
Con questo non voglio dire che Salvini sia un esempio di coerenza e di principi solidi e immutabili, anzi, di episodi in cui si è contraddetto ce ne sono a iosa, come peraltro si può dire della maggior parte dei politici italiani (e non solo); voglio però dire che non mi sembra questo il caso e che mi sembra pretestuoso comparare i due post.
Infine una considerazione sui ***** che si sono fatti un selfie presso la salma: oggi è parte della nostra natura, tendiamo a documentare tutto, magari senza guardare la realtà, per guardarla più tardi: giriamo per musei, per città d’arte, per parchi naturali vedendoli attraverso un obiettivo anziché dal vero. Non è bello, ma oggi è così, e forse, se avessi avuto l’occasione un selfie l’avrei fatto anch’io, non voglio giudicare e non voglio criticare il gesto. Però non lo avrei pubblicato su un Social! Vogliamo distinguere fra una foto privata ed una condivisione erga omnes?