Chi sceglie il Governo?
Beh, sarebbe grave, gravissimo, che una democrazia fosse impostata come una monarchia, vorrebbe dire che i Padri costituenti non avevano a disposizione un vocabolario per capire la differenza ed hanno sbagliato ad impostare la Carta.
Vediamo allora come stanno le cose in realtà: Art. 92 c. 2 Costituzione
Il Presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio dei Ministri e, su proposta di questo, i Ministri.
Appare evidente che la nomina dei Ministri è prerogativa del Presidente della Repubblica, su proposta, però, del Presidente del Consiglio, da lui stesso nominato. Conseguentemente, la volontà dei Padri costituenti è stata quella di istituire un doppio controllo, altrimenti avrebbero scritto “il Presidente della Repubblica nomina il Governo” oppure “il presidente della Repubblica nomina il Presidente del Consiglio e questi si sceglie i Ministri”.
Dunque il fatto che un Ministro non possa essere nominato senza il doppio consenso di entrambi appare palese. Si potrebbe discutere sui criteri che il Presidente della Repubblica deve adottare: simpatia personale, capacità tecniche, indirizzo politico? Poiché nulla viene detto nello specifico, può andare bene tutto. Se quindi il Presidente non ha ritenuto opportuno proseguire con una certa formazione di Governo e le parti in causa non hanno ritenuto opportuno modificarla, si è dunque entro il limiti della Costituzione e, qualunque possano essere le posizioni personali sui partiti, sulle persone e sulle idee, non si è usciti dalla legalità.
La Costituzione afferma però che “la sovranità appartiene al popolo“, il quale popolo, se non è stato in grado di decretare un vincitore alle elezioni del 4 marzo, ha però indicato chiaramente di non aver gradito la politica del precedente Governo ed ha decretato il perdente. Ora, che a dirigere un governo tecnico, di scopo, del Presidente, o comunque lo si voglia chiamare, venga chiamata una persona che con quel partito ha governato ed è stato quindi parte dello sfracello, non sembra essere pienamente in linea con la volontà popolare né con lo spirito, se non della lettera, della Costituzione.